EDITORIALE

Goffredo Bartocci. Fondatore e Direttore
Giangiacomo Rovera. Fondatore

 

Il III World Congress Cultural Psychiatry (WCCP) svolto dalla World Association Cultural Psychiatry a Londra presso la Queen Mary University (2012) per la presidenza di Kam Bhui (vedi  www.wcprr.org, vol. 7 Supplemental issue n. 1) ha rinnovato l’eccezionale successo registrato nei precedenti incontri congressuali, mi riferisco al I WCCP presieduto da W. S. Tseng ( Pechino 2006) e al II WCCP presieduto da Bartocci (Norcia 2009).

Tra i numerosi eventi che hanno contraddistinto il congresso di Londra desideriamo citare che tra i temi trattati nel corso del WACP Board of Directors, Bartocci ha fatto deliberare, come fondatore e presidente uscente della Associazione, la possibilità di inaugurare versioni in altre lingue della rivista della Associazione: la World Cultural Psychiatry Research Review (WCPRR). Siamo lieti di annunciare che il primo passo pragmatico di detta delibera si verifica oggi con la inaugurazione della Rivista di Psichiatria e Psicoterapia Culturale in lingua italiana.

A livello internazionale sono numerosissimi i Journals che hanno per oggetto la Psichiatria Transculturale e Culturale. Accanto a questo proliferare di riviste specializzate in Psichiatria Culturale è sempre più frequente trovare articoli che sottolineano i nessi fra Cultura e Mental Health anche su Journals dedicati alla Psichiatria Generale, Neuroscienze, Farmacologia etc. Non è un caso che all’attuale Presidente della WACP sia stata affidata la Direzione del British Journal of Psychiatry.

Muovendoci in ambito italiano è opportuno fare un poco di umorismo: ebbene in Italia NON mancava una rivista in tema di Psichiatria Culturale. Infatti gli scholars in psicologia e psichiatria non hanno mai sentito l’esigenza di calarsi entro l’ermeneutica offerta da questa disciplina e, pertanto, una rivista di Psichiatria Culturale appariva se non inutile, certamente estranea ai curricula didattici delle nostre università o ai colleghi impegnati nei Servizi Pubblici o nei propri studi privati. Nonostante le normative Europee obblighino ad avere Unità di Psichiatria   Transculturale sopra un certo numero di popolazione immigrata, numero superato da molte città italiane, manca qualunque attenzione a questa normativa. La storia della  damnatio  silentiis  in  Italia  nei  confronti  della  psichiatria  Culturale  è complessa e polifattoriale. Vogliamo sottolineare solo un punto focale: la Psichiatria Culturale ha marcato il passo non per una atavica indisponibilità dei colleghi, ma per il fatto di essere stata considerata una esotica appendice della Psichiatria Sociale (vedi Introduzione di Bartocci G. al Manuale di Psichiatria Culturale. di W.S. Tseng., CIC Ed., Roma, 2003)

Il secondo fattore che ha ingabbiato la psichiatria transculturale e culturale fuori dalla epistemologia scientifica è riconducibile ad una etichetta rimasta indelebile: la Psichiatria Transculturale è stata equiparata alla sola assistenza agli Immigrati. Ben  altre invece sono  le  prospettive della Psichiatria Culturale, come si  potrà vedere negli articoli a seguire. Pertanto il lettore si tranquillizzi, non abbiamo qui l’intenzione di tracciare i contorni della Psichiatria Culturale ed il suo enorme ambito d’azione visto che gli articoli di apertura della Rivista assolvono questo compito. Desideriamo solo spendere qualche parola per presentare il clima scientifico ed emotivo che fa da sottofondo al futuro lavoro della Rivista.

 

L’Istituto Italiano di Igiene Mentale Transculturale (IMT) si è assunto la responsabilità di pubblicare e coordinare la rivista. Ricordiamo che l’IMT nasce nel 1989 per volontà di un ristretto numero di pionieri in questa disciplina. Il primo Comitato Direttivo dell’IMT, composto dai soci fondatori: Bartocci G., De Luca V., Freddi A., Frighi L., Infante V., Lalli N., Lazzari D., Rovera GG., patrocinò immediatamente il Congresso: Psicopatologia Cultura e Pensiero Magico (1989), i cui atti sono facilmente reperibili in quanto sono stati pubblicati dalla Liguori Ed. A seguire l’IMT ha organizzato numerosi Convegni scientifici, Corsi di Formazione in Italia e all’ estero. Desidero segnalare un secondo Congresso: Psicopatologia Cultura e Dimensione del Sacro (1992), praticamente una estensione del primo convegno. Fu un Congresso che ha portato molti oneri e ben pochi onori: la magia attrae, il sacro respinge. Gli atti congressuali di questo secondo congresso sono stati pubblicati dalle Edizioni Universitarie Romane (1994). Risulta evidente dai titoli di questi convegni la particolare attenzione rivolta dall’IMT a tematiche inerenti i nessi dinamici intercorrenti fra credenze sul sovrannaturale e costruzione della soggettività. Considerando la  specificità e  la  difficoltà di  questi studi Bartocci venne eletto alla Presidenza della Transcultural Psychiatry Section della World Psychiatric Association. Una carica che ha facilitato l’IMT a far sentire la voce dell’Italia a livello internazionale. Nel 2005 Bartocci e W.S. Tseng, ritenendo opportuno poter contare su una Associazione scientifica indipendente da altre logiche istituzionali, hanno fondato nel corso del convegno di Providence (R.I. USA) la World Association of Cultural Psychiatry (WACP). A seguire è stata lanciato il Journal ufficiale della WACP: World Cultural Psychiatry Research Review, che in breve tempo è diventata una delle riviste di psichiatria culturale più lette al mondo, contando infatti oltre 2000 visitatori diversi. Sul palcoscenico nazionale L’IMT ha contribuito alla fondazione della Sezione di Psichiatria Transculturale  della  Società  Italiana  di  Psichiatria  (Sezione  diretta  da  Rovera, Bartocci e Infante). Da alcuni anni è in corso una fattiva collaborazione con la Rivista di Psicologia Individuale diretta da Rovera GG. Bene, concludiamo questa breve carrellata sull’IMT esprimendo la riconoscenza dei suoi fondatori al gruppo di giovani colleghi che ha accettato di caricarsi sulle spalle il peso di una rivista che, come vedremo, si differenzia da tutte le altre presenti in Italia.

STRUTTURA DELLA RIVISTA

Articoli Originali,
La Rivista è composta da un primo spazio Editoriale dedicato a Articoli Originali, così suddiviso:
a) Articoli originali scelti dal Comitato Scientifico tra quelli già pubblicati nella WCPRR che verranno tradotti in lingua italiana.
b) Articoli originali pervenuti alla Redazione da Autori italiani. Gli articoli in lingua italiana che riscuoteranno maggiore consenso potranno essere pubblicati in lingua inglese.

Rubriche
Oltre allo spazio per gli articoli sopra citati, abbiamo impostato alcune rubriche a carattere permanente al fine di fornire un primo punto di orientamento e di stimolo agli Autori italiani per stimolarli a far pervenire specifici articoli da inserire nelle rubriche.

1.   Psicoterapia Dinamica Culturale. Responsabile: Rovera GG.
2.   Il   Bacio   e   l’Incenso:   Psicopatologia  Cultura   e   la   Dimensione   del Sovrannaturale. Responsabile: Bartocci G.
3.   Psichiatria Culturale in Italia. Responsabile: Infante V., Coviello M., Falcone P.
4.   Neuroscienze e Cultura. Responsabile: De Luca V.
5.   Il Caso Clinico. Responsabile: Ascoli M.
6.   Filosofia e Cultura. Responsabile: Armando L.A.
7.   Arte e Cultura. Responsabile: Pulsinelli F.

Riteniamo importante sottolineare sin d’ora la grande apertura prospettica della Rivista. In altri termini vogliamo evidenziare la disponibilità del Comitato Scientifico della Rivista a pubblicare articoli dove, accanto al rigore scientifico, possa emergere la soggettività degli Autori che non devono sentirsi obbligati a seguire le regole più strette della editoria scientifica. Non sempre sono necessarie file di numeri, tabelle, o l’accanimento alla evidence based per avere un articolo in grado di far comprendere l’influenza della cultura nei confronti dei fatti psichici. Alcune  rubriche,  a  partire  dal  prossimo  numero,  si  assumono  il  compito  di esprimere l’arte della psichiatria culturale con linguaggi diversi. Queste rubriche potranno inizialmente apparire, come dire, poco ortodosse, ma siamo certi che ben presto i lettori si renderanno conto dello spirito innovativo con cui intendiamo sviluppare  le  potenzialità  e  la  creatività  dei  colleghi  che  ci  onorano  del  loro interesse.

Desideriamo infine concludere questa breve introduzione alla Rivista citando le parole del caro amico Raymond Prince, apparse ben del 1974 in Career Direction in Trascultural Psychiatry, un libercolo patrocinato dalla Sandoz Farmaceutici che aveva intuito l’importanza di questa nascente disciplina scientifica. Riportiamo per esteso le frasi conclusive di Prince:
“In questo mio breve saggio ho cercato di sottolineare quel po’ di eccitazione e molti dei punti critici in cui può incappare colui il quale si imbarca nella carriera di psichiatra transculturale. Precedentemente ho parlato a lungo che questa carriera va forgiata da ognuno. Ma nel corso della stesura di questo saggio ho realizzato che non  è proprio  così. Uno  non  forgia una  nuova carriera ,  ne è piuttosto forgiato: spesso in forme inaspettate che non erano state minimamente previste e che, probabilmente, non sarebbero nemmeno state scelte. Quando ci si allontana dalla protezione di schemi carrieristici ben collaudati, ci si trova soggetti alla forza di correnti inaspettate e si è sospinti come una foglia secca portata dal vento. Eppure ci sono dei vuoti nella società che chiedono di essere riempiti. I mass media, gli inviti a parlare in conferenze o piccoli gruppi obbligano i propri pensieri a conformarsi entro canali che sono di altri ma non sempre i propri. I naturalisti del periodo Vittoriano si scontrarono con questi problemi. Le carriere a cui si erano avviati li portarono a confliggere con tradizioni sociali già conformate, particolarmente le tradizioni religiose. Lyell rispose in modo abbastanza disonesto sotterrando le novità contrastanti; Darwin si ritirò in campagna a Down; Huxley cavalcò la tigre con grande entusiasmo. Nel campo della Psichiatria Transculturale ognuno può scegliere il suo proprio campo di studio entro un vasto ambito di controversie sociali: la cultura della miseria, relazioni fra razze, stati alterati di coscienza, abuso di sostanze stupefacenti, misticismo e parapsicologia. Tutto ciò è eccitante, ma può essere anche rischioso”.

Quando leggemmo questo brano interpretammo la sottolineatura del rischio ad intraprendere studi in tema di psichiatria transculturale come un invito a concedersi l’ emozione di imbarcarsi per un viaggio nuovo. Scoprimmo solo dopo molto tempo che quella di Raymond non era una allegoria. I contrasti, i rischi di trovare onde inaspettate  o  muri  accademici  ben  poco  elastici  dimostrarono  nei  fatti  la complessità di inserire la dimensione culturale entro l’operare psichiatrico. Parleremo a lungo della opportunità di dare “carne” ad un concetto astratto come è quello della cultura, far  vedere che la  cultura non  è  solo  l’epidermide di  una persona, ma piuttosto il cuore pulsante.

Per questo numero inaugurale abbiamo scelto di pubblicare tre articoli sulla storia passata recente e futura della PC che stanno per apparire sul nuovo numero di WCPRR. Riteniamo che questo primo numero possa offrire un valido orientamento ai lettori e ai futuri Autori che vorranno pubblicare i loro lavori nella Rivista. Vi invitiamo a farlo. E’ nostro e vostro compito raccogliere la straordinaria potenzialità del nostro Paese come centro dinamico di una psichiatria culturale flessibile e ben calibrata alle necessità di questo momento storico della psichiatria internazionale.

Vi auguriamo una redditizia lettura ed una fruttuosa collaborazione. A presto

 


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