Volume V/n.1/ Dicembre 2017

Articoli originali

Introduzione alla traduzione dell’articolo “Deliri, dogmi e salute mentale” di R. Prince

G. Bartocci 1 - 3

Traduzione dell’articolo “Deliri, dogmi e salute mentale”

R. Prince 4 - 12

Alcuni mesi fa al convegno che vedeva riunite l'associazione di psichiatria americana e caraibica, ho presentato un articolo che ha creato un acceso dibattito, in quanto utilizzavo la parola 'deliri' per indicare il gruppo di credenze dei rastafariani. Alcuni partecipanti al convegno hanno pensato questo volesse dire che consideravo psicotici tutte le persone che aderivano al movimento. Sono stato accusato di razzismo e la questione è finita sulla stampa giamaicana. Questa esperienza mi ha portato a una riflessione introspettiva. In questo articolo vorrei approfondire la natura delle credenze collettive e definire con maggiore chiarezza cosa le distingue dai deliri individuali. Ho scelto questo tema perché credo contenga spunti di grande interesse per gli argomenti trattati in questa sede: il rapporto tra le tensioni all'interno dei gruppi e la salute mentale.

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Culture e deliri. Note cliniche e psicopatologiche

G.G. Rovera 13 - 117

I deliri culturali, sono un’importante argomento per la Psichiatria e la Psicoterapia Culturale. Essi non rientrano ancora come nozione consolidata nella letteratura psicopatologico-clinica classica a causa della difficile e variegata configurazione di taluni apporti culturali legati ad esempio a credenze, tradizioni, riti, eccetera. Le molteplici culture in cui si radicano le comunità culturali, non soltanto sono di stimolo per gli studi etnologici ed antropologici, ma pure per l’evoluzione della psicopatologia, della clinica e della psicoterapia. V’è da ricordare oggi l’influenza dei multietnici flussi migratori che, specie nelle grandi metropoli, importano nuove aggregazioni culturali. Da un lato queste tendono a mantenere le proprie radici culturali e dall’altro aspirano all’integrazione dei nuovi contesti anche linguistici. Ciò conduce a riconsiderare la valutazione diagnostica, l’approccio delle helping professions e, quindi, la tipologia degli interventi volti alla ricerca degli elementi di base per una comune “mente culturale”.

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Declino e (forse) caduta di un impero culturale basato sulla devozione al fittizio

G. Bartocci 118 - 166

L’articolo sviluppa le premesse teoriche che hanno dato luogo alla fondazione della World Association of Cultural Psychiatry (www.waculturalpsy.org) e della World Cultural Psychiatry Research Review (www.wcprr.org) nate allo scopo di indirizzare la vista dei cultori della Psichiatria Transculturale non solo verso “i popoli altri”, ma soprattutto verso la nostra stessa cultura, detentrice dei parametri psichiatrici dominanti. La disamina dei pregi e dei punti d’inciampo della psichiatria occidentale è sottoposta alla attenzione del lettore suddivisa in cinque brevi capitoli in cui vengono accostate ottiche di osservazione diverse ma compatibili. Il primo paragrafo - Cultura e Linguaggio - illustra gli attriti fra mondi culturali lontani. Viene riportato per esteso l’esempio di un interrogatorio fra polizia e una ragazza aborigena australiana. Il secondo - Religione, Spiritualità e Sacralità- espone alcuni criteri orientativi su tali aree ontologiche, rimaste marginali al sapere psichiatrico nonostante queste siano di nostra specifica competenza. Nel sottofondo risuona una domanda: la psichiatria è in grado di applicare i suoi metodi alla enorme ampiezza della dimensione religiosa? Apocalissi Culturali è il titolo del terzo paragrafo che affronta i vissuti individuali, il rischio di poter perdere la propria presenza al mondo e indica i mezzi psicologici e culturali per evitare di affondare nel vuoto. A seguire - L’insostenibile leggerezza degli Stati di Coscienza - apre al dialogo fra neuroscienze e psichiatria dinamica culturale. Lo studio delle radici biologiche e culturali degli stati di coscienza può fornire una consistente traccia per risolvere il terrore delle apocalissi individuali. Infine nel quinto paragrafo - L’Apoteosi del Fittizio. Tecniche di Trascendenza, Dissociazione e Doppio Registro Culturale - vengono esposti esempi atti a rappresentare alcuni punti di inciampo che indeboliscono, nella nostra cultura, la presa con la realtà naturale. Nelle conclusioni viene sottolineata la concreta possibilità di arrivare a notevoli innovazioni conoscitive sul fenomeno dell’aumento di sindromi dissociative ove si coniughi la psichiatria dinamica culturale con le discipline fenomenologiche e di psicopatologia generale.

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“Aderire alla realtà”: Si, ma quale? Breve storia dei concetti di delirio e di realtà

D. Zupin, A. Celoria, E. Rapisarda, M. Burchiellaro 167 - 222

Il Diagnostic and Statistic Manual 5 dell'American Psychiatric Association include nella sua definizione di deliro il principio che: "il delirio non può essere una credenza condivisa dal gruppo culturale o dalla subcultura dell'individuo (es: un articolo di fede)" (APA,1980, 1994, 2013). Questo aspetto particolare dei criteri diagnostici del delirio, ch'è condiviso da buona parte della letteratura psichiatrica odierna, compare a un certo punto della storia della psicopatologia, all'incirca intorno agli anni '70. Nella psicopatologia classica, precedente a questo periodo, la situazione era molto diversa: non solo non vigeva nessun divieto per gli psichiatri a diagnosticare il delirio quando la credenza in questione fosse stata culturalmente condivisa, ma anzi i credi animisti dei popoli non occidentali venivano considerati analoghi al delirio degli schizofrenici. In alcune teorizzazioni la condizione del folle veniva identificata tout court con quella dei popoli che allora erano considerati "selvaggi". Essendo considerato il delirio uno scostamento dalla realtà, questo cambiamento radicale nella diagnosi di delirio corre parallelo all'evoluzione storica del concetto di realtà della nostra civiltà. Questo articolo indaga e descrive l'evoluzione dei concetti di delirio e di realtà correlandole alle condizioni storiche, sociali, culturali e teoriche in cui tali evoluzioni si sono verificate. Vengono inoltre indagate alcune criticità della definizione attuale di delirio e proposte delle soluzioni in termini di psichiatria culturale.

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Ancora su desiderio e cultura

L.A. Armando 224 - 242

La formulazione del Complesso di Edipo che Freud fece al suo ritorno dal viaggio in Italia del 1897 stabilisce tra la realtà umana designata in italiano con la parola “desiderio”, la sessualità e la morte lo stesso nesso stabilito nella tradizione biblica. Tale formulazione, e dunque tale nesso, esercitano un forte condizionamento sul modo in cui quella realtà viene oggi generalmente intesa in Occidente. L’Autore ripercorre i principali passaggi della storia che ha condotto Freud a stabilirlo, si interroga sulla sua necessità e si chiede se è possibile svincolarsi da tale condizionamento.

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Riflessioni interdisciplinari su “Visioni Apocrife”

G.G. Rovera 243 - 274

Book Review

Visioni apocrife. G. Bartocci

J. Obiols-Llandrich 275 - 278

Il trauma dimenticato. L.A. Armando e M. Bolko

G. Bartocci 279 - 284

Video

Uno straordinario esempio di coabitazione fra sacro e profano: il palio di Siena

A. Bartoli, S. Folchi Video

Postfazione al video “Uno straordinario esempio di coabitazione fra sacro e profano: il palio di Siena”

G. Bartocci 285 - 286

Segnalazioni di libri

Riflessioni transculturali su “Art and Psychiatry” di J. Li

G. Bartocci 287 - 288


Iscriz. n° 12/2013 al Registro dei Giornali & Periodici del Tribunale di Terni, ISSN 2283-8961